domenica 26 maggio 2013

" Sapere sia di sapere una cosa, sia di non saperla: questa è conoscenza. "

Sin dall'antichità ci si pone molte domande su come avvenga la conoscenza per gli uomini, di questo particolare argomento ci sono giunti molti scritti di filosofi grechi, come ad esempio Platone.
Vorrei riportare qui sotto un passo del Teeteto di Platone in cui Socrate interroga il giovane matematico Teeteto su che cosa sia la conoscenza.


 ">SOCRATE: (…) Dunque: niente, di per sé, è uno; e a niente si può attribuire una determinazione o una qualità: se lo si dice grande, apparirà anche piccolo, se pesante, leggero, e così per tutto, perché niente è uno, né ha precisa determinazione o qualità. Tutto ciò che noi diciamo che è, diviene perché muta luogo, si muove, si mescola con altro; e perciò non è corretto dire che è, perché niente mai è, ma sempre diviene. E su questo punto tutti i sapienti, ad eccezione di Parmenide, bisogna dire che concordano: Protagora, Eraclito, Empedocle e i poeti più grandi. (...)
>TEETETO: Come dici?
>SOCRATE: Seguiamo l'affermazione che niente in sé e per sé è uno. Nero e bianco e ogni altro colore, allora, ci appariranno generati dall'incontro degli occhi con qualcosa che si muove verso essi, e ciò che diciamo questo o quel colore non sarà né ciò che va verso gli occhi, né gli occhi, bensì qualcosa che si genera tra essi e che si genera in modo peculiare per ciascuno. O non vorrai sostenere che un colore si presenti a un cane o a un altro animale come si presenta a te?
 >TEETETO: No, certo, per Zeus!
>SOCRATE.: E c'è qualche cosa che appaia uguale a un altro uomo e a te? Sei convinto di questo? O, ancora meglio, sei convinto che neanche a te stesso una cosa appare la stessa, per il fatto che neppure tu sei mai uguale a te stesso? (...)
>TEETETO: Per gli dèi, Socrate, io sono straordinariamente meravigliato da queste apparenze; anzi talora, se mi metto a pensarci, mi vengono le vertigini.
 >SOCRATE: È evidente che Teodoro non si è sbagliato a giudicare la tua natura. Quel che tu provi, l'essere pieno di meraviglia, è infatti proprio del filosofo. Sì, il principio della filosofia non è altro che questo, e chi ha detto che Iride è figlia di Taumante [il verbo greco "thaumàzein" significa “meravigliarsi”, NdR] non mi pare abbia sbagliato genealogia. Ma capisci ormai come questi problemi derivino dalle teorie di Protagora, o no?
>TEETETO: Non ancora, mi sembra, Socrate. (...)
>SOCRATE: Se tutto è come appare, la parola "essere" va eliminata, anche se noi stessi l'abbiamo usata, per abitudine o per ignoranza. Così dicono questi sapienti; non solo: ma nemmeno va usato "qualcosa" o "me" o "questo" né alcun'altra parola che indichi qualcosa di stabile. Vanno invece adoperate espressioni conformi alla natura delle cose, e cioè che si generano, si fanno, periscono, si alterano. Se uno infatti rende stabile qualcosa con la parola, si espone subito a essere confutato.(...) Allora, Teeteto, ti sembrano di tuo gusto queste cose?
>TEETETO: Non saprei, Socrate. Non so neanche se tu le pensi o voglia mettere alla prova me.
>SOCRATE: Ma caro, non ricordi che io non so? (...)

sabato 18 maggio 2013

DALTONISMO

Il daltonismo è un'anomalia nella percezione del colore, comunemente il rosso e il verde, mentre più raramente il blu o la totale cecità ai colori; è un difetto genetico che colpisce l'8% degli uomini e solo lo 0.5% delle donne.
Il termine daltonismo è dovuto al chimico inglese John Dalton (1766-1844) che per primo la descrisse; Dalton era affetto da questo problema e pur non essendo in grado di spiegare i motivi di questo suo difetto descrisse dettagliatamente le caratteristiche della sua anomala percezione visiva in un trattato.
Questa malattia viene trasmessa da un gene presente sul cromosoma X: se questo è difettoso nel maschio comparirà sicuramente la malattia nel suo fenotipo, mentre nella donna potrebbe comparire nel genotipo, ma non essere ammalata, poichè presenta due cromosomi X e il primo può sopperire al difetto del secondo.
Le donne sono quindi daltoniche soltanto nel raro caso in cui entrambi i cromosomi siano difettosi.
Femmine affette da daltonismo possono nascere soltanto nel caso che il padre sia daltonico e che la madre sia portatrice, mentre i maschi affetti da daltonismo nascono da madre portatrice e da padre senza daltonismo.
Per diagnosticare le varie forme di daltonismo esistono appositi test visivi come
le tavole pseudoisocromatiche di Ishikara o
il test di Farnsworth. I test per la verifica del daltonismo sono concepiti in modo tale da indurre risposte errate nel caso sia presente un'anomalia della percezione cromatica. Allo stato attuale non esiste una terapia per il daltonismo genetico, anche se sono allo studio lenti correttive specifiche per i soggetti affetti da daltonismo.























martedì 14 maggio 2013

MORGAN (non il cantante, lo scienziato...)

Gli esperimenti condotti da Morgan sul moscerino della frutta si svolsero in maniera simile a quelli sui piselli di Mendel. Questi moscerini avevano una particolare caratteristica: gli occhi rossi (la più frequente, quindi fenotipo normale); dopo una serie di esperimenti comparve un insetto con occhi bianchi. Il mutante maschio fu incrociato con una femmina con occhi rossi, e si ottenne una generazione con occhi rossi. Il carattere occhi rossi doveva essere dominante su quello occhi bianchi. Fu effettuato un nuovo testcross fra la prima generazione, e, sebbene si ottenessero sia individui con occhi rossi che occhi bianchi, questi non rispettavano il rapporto 3:1 atteso dagli esperimenti di Mendel. Il carattere non era quindi autosomico o derivante da un unico gene. Si accorsero che tutti gli individui della seconda generazione con occhi bianchi erano maschi; le femmine sembravano manifestare solo il carattere occhi rossi. Successivamente furono incrociati il primo maschio con occhi bianchi della seconda generazione e una delle femmine con occhi rossi della prima generazione (che portava il gene occhi bianchi in forma eterozigote). Da questo testcross si ottennero femmine e maschi con occhi bianchi. Questo significava dunque che il carattere occhi bianchi era protetto nella femmina dalla presenza di una doppia copia del cromosoma X, mentre nel maschio non era presente una copia del gene in quanto mancante del secondo cromosoma X. Fu così dimostrata la presenza di geni localizzati sui cromosomi sessuali e la presenza del carattere del colore degli occhi sul cromosoma X.



martedì 7 maggio 2013

ABATE FURBETTO ESPERIMENTO PERFETTO

Gregor Mendel è considerato il fondatore della genetica; l'abate, nei suoi esperimenti, utilizzò le piante di pisello poichè le leguminose hanno un fiore maschio sterilizzabile molto facilmente, i cui risultati sono visibili ad occhio nudo.
Mendel effettuando fecondazioni artificiali incrociò piante con caratteristiche scelte da lui e utilizzò un metodo innovativo.
Utilizzando piante di pisello, egli incrociò tra loro linee pure, ossia piante che conservano gli stessi caratteri da una generazione all'altra senza la comparsa di caratteri nuovi; osservò che nella prima generazione tutti i discendenti mostravano solo uno dei due alleli dei genitori, definì questo carattere dominante; l'altro carattere venne chiamato recessivo.
L'abate formo così la legge della dominanza: dall'incrocio di due organismi che differiscono per una coppia di caratteri si ottengono solo individui che mostrano il carattere dominante.
Successivamente Mendel incrociò tra loro questi individui ottenuti dal primo incrocio e notò che nella seconda generazione i caratteri dominanti compaiono nel rapporto di 3:1 circa; formulò così la legge della segregazione: ogni individuo ha coppie di fattori per ogni unità ereditaria e i membri di una coppia si separano nella formazione di gameti. 
In seguito egli prese in considerazione gli incroci tra individui che differivano per due o più caratteri, incrociando tra loro gli eterozigoti e formulò la legge dell'assortimento indipendente: dall'incrocio di due eterozigoti della prima generazione si ottiene una seconda generazione in cui i caratteri si separano in maniera del tutto indipendente dando origine a nuove combinazioni in proporzioni definite.
Mendel ebbe molta fortuna nel scegliere piselli che seguissero le sue leggi, ma, nonostante questo, i risultati veramente ottenuti non furono così perfetti come scrisse. Si è scoperto solo successivamente che egli imbrogliava eliminando ciò che non tornava in modo da rendere i suoi risultati plausibili.
Mendel non fu solo fotunato, ma anche imbroglione.
Pensa un po'!, questi abati...
d